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Unconventional o no, questa strategia di web marketing ha funzionato. E non è la sola, perché…
Pagheresti 8 euro per bere una bottiglietta d’acqua. Se fossi nel deserto, probabilmente sì. Ma in tutti gli altri casi, ne sono certo, “strabuzzeresti” gli occhi gridando qualcosa tipo: “8 euro?!?! Ma sei matto?!?!”
La notizia ormai è di qualche giorno fa. Sui social è scattata l’indignazione collettiva perché un noto brand delle acque minerali, “Evian” ha commercializzato una bottiglia di acqua “firmata” dalla influencer Chiara Ferragni al prezzo di 8 euro (tra l’altro da 75 cl).
Il punto è che questa “indignazione collettiva” ha portato ad un risultato (tutt’altro che inaspettato) con il quale, bene o male, dobbiamo fare i conti. Nel giro di pochi giorni queste bottiglie sono andate esaurite. Tanto che alcuni negozianti hanno persino effettuato promozioni (tipo 12 bottiglie a 72,50 euro).
Quello che ha reso questa strategia di web marketing vincente è che queste bottiglie di acqua Evian Chiara Ferragni Limited Edition erano sugli scaffali di supermercati e autogrill già da un anno. E probabilmente senza troppo successo.
Almeno fino a quando l’azienda francese non ha deciso di affidarsi ad una campagna web sui social per costruire ad arte una notizia e farla diventare virale.
Siamo di fronte al classico caso di una strategia “below the line” che riesce a colpire anche tutti i media tradizionali, quello che si raggiungono solo con campagne “above the line” come tv, radio, giornali…
L’acqua Chiara Ferragni è un successo di web marketing anche se, personalmente, non ne berrò nemmeno un sorso
Il prezzo esorbitante e la presenza di una influencer che divide il pubblico ha trasformato semplici foto (ma non casuali) realizzate con degli smartphone e brevi commenti tipo “Non ho parole” o ancora “Scandaloso”.
Non è un caso nemmeno che la celebre fashion blogger abbia condiviso su Instagram un meme (creato dal sito Trash Italiano) nel quale sembra che l’acqua in questione sia creata con le sue lacrime. Una mossa furba. E auto-ironica. Anzi, tanto furba quanto auto ironica.
La campagna ha portato un sacco di “promozione gratuita” perché ha invaso siti web, programmi tv, radiofonici e persino il Codacons è intervenuto definendo questa scelta: immorale e potenzialmente illegittimo. L’associazione dei consumatori ha annunciato di volersi rivolgere alla Guardia di Finanza e al Ministero dello Sviluppo Economico, al fine di vietare la vendita dell’acqua.
Persino un deputato ha firmato un’ interrogazione parlamentare inviata ai ministri dell’Ambiente e dell’Istruzione che inizia così: “Il Rapporto ONU sull’acqua sottolinea lo stretto legame tra povertà e risorse idriche: il numero di persone che vive con meno di 1,25 dollari al giorno, infatti, coincide approssimativamente con il numero di coloro che non hanno accesso all’acqua potabile…”
Non solo acqua. Vuoi un sushi? Paghi in followers
L’equazione followers clienti funziona? Lo scopriremo molto presto perché il 15 ottobre a Milano aprirà i battenti il primo ristorante italiano della catena ‘This is not a sushi bar‘ in cui saranno accettati anche i follower su Instagram come metodo di pagamento.
In sostanza, funziona così: presentando in cassa un post con foto dei piatti consumati, hashtag e tag che rimandino al ristorante si possono ottenere dei piatti omaggio a seconda del numero di follower che si hanno sul proprio profilo Instagram.
Il tariffario? Eccolo “servito”
da mille a 5mila follower: si ottiene un piatto gratis
da 5mila a 10mila: due piatti gratis
da 10mila a 50 mila: quattro piatti gratis
da 50 a 100mila fan: otto piatti gratis
oltre i 100mila: tutto gratis
Ma al di là del progetto, che di fatto potrebbe mandare già in pensione “nuovi” sistemi di pagamento come bitcoin e altre criptovalute, è la conferma che i followers sono un “capitale” al giorno d’oggi.
Si tratta del primo ristorante al mondo a tentare un esperimento di marketing simile e ti confesso che sono molto curioso di sapere come andrà a finire una volta che il clamore mediatico e gli spot “gratuiti” che i proprietari del locale si sono guadagnati – è proprio il caso di dirlo – con un’idea senz’altro innovativa e originale.
Ti confesso che, da tempo, sono convinto del valore dei fans/followers come strumento per un “nuovo baratto” o meglio sistema di pagamento e scambio online. La tendenza è questa. E d’altra parte il caso Ferragni acqua Evian che ho citato sempre in questo articolo è la dimostrano di quanto questi “contatti” pesino a livello commerciale.
Ormai i testimonial tradizionali stanno perdendo sempre più autorevolezza e credibilità. doti che, a torto o ragione, il pubblico ritrova negli influencer. E così, Evian ingaggia la fashion blogger cremonese che ha la bellezza di 12 milioni di followers e che potrebbe fare più che indigestione in questo nuovo ristorante sushi.
In fondo, non è proprio attraverso il target influencer e personaggi famosi che questo locale spera di conquistare nuovi clienti (reali)? Ovviamente sì.
Considerazioni finali
Per concludere, queste due notizie di attualità che in questi giorni sono diventate prima virali sui social poi sui media tradizionali non siano altro che la dimostrazione (l’ennesima, a dirla tutta) che le tradizionali strategie di marketing hanno un potere davvero molto ridotto rispetto alle straordinarie opportunità che il web ci offre. E a costi irrisori.
Siamo ben oltre il vecchio, classico “bene o male, purché se ne parli”. Siamo piuttosto di fronte ad un nuovo fenomeno di digital marketing con il quale aziende e liberi professionisti devono fare i conti se vogliono promuovere in modo davvero diretto ed efficace il proprio brand e i propri prodotti.
Ricordi la celebre frase “È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!” pronunciata da Hutcheson (interpretato da uno straordinario Humphrey Bogart) alla fine del film: L’ultima minaccia?
Sono passati più di 60 anni da quella frase entrata nel mito. E oggi suonerebbe più o meno così: “È il web marketing, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!”.